giovedì 7 luglio 2016

80 perle di saggezza dei vichinghi.


L'Hàvamàl ("La canzone di Harr, l'Eccelso", in norreno), scritto più di 1000 anni fa, è una serie di poemi norreni dell'epoca dei vichinghi. Le strofe 1-80 includono una raccolta di proverbi e regole di saggezza che sono attribuiti al dio Odino. Le massime riguardano le regole di comportamento dell'ospite e dell'ospitalità, quelle dei rapporti tra uomo e donna, e altro ancora. Non sono solo norme di buona educazione ma per i vichinghi erano il fondamento dell'onore. 


Da questo punto di vista il poema risulta interessante come documento psicologico del mondo rurale della scandinavia  medievale, fatto di un'esistenza semplice e rude, venata di un rudimentale eroismo.Ne riceviamo il ritratto di un popolo piccolo ma vigoroso, tenace e fiero, avvezzo alla lotta contro una natura ostile e alla sopravvivenza in tempi di violenza e di sopraffazione.La parte più strettamente sapienziale comprende invece alcuni preziosi passaggi sulle rune e sui canti magici. Vi sono poi rapide esposizioni di tre importanti miti riguardanti Odino: la mancata seduzione della figlia di Billingr, il furto dell'idromele  della poesia, l'acquisizione delle rune da parte di Odino. Una squarcio su ciò che erano ritenute le caratteristiche del galantuomo nei primi anni del X secolo.

Per chi si volesse cimentare nella lettura originale, ecco qualche consiglio sulla pronuncia di alcuni caratteri norreni:


- ð — Fricativa interdentale sonora [ð] (inglese that).
- þ — Fricativa interdentale sorda [θ] (inglese thing).  
- y — Vocale posteriore chiusa distesa breve [y] (tedesco über).
- v — Approssimante velare sonora [w] (italiano uovo).


Inoltre le vocali con l'accento acuto vanno pronunciate leggermente allungate.
Quelle con un puntino sopra invece sono nasali. 



HÁVAMÁL

IL DISCORSO DI HÁR

1.
Gáttir allir
áðr gangi fram
um skoðaz skyli
um skygnaz skyli;
Þvi at óvist er at vita
hvar ovinir
sitja á fleti fyrir.


Tutte le porte
prima di varcarle
devono esser spiate,
devono esser scrutate,
che dubbio è ogni volta
dove i nemici
siedano nella sala [che ti sta] davanti.


2.
Gefendr heilir!
Gestr er inn kominn!
hvar skal sitja sjá?
mjǫk er bráðr
sá er á brǫndom skal
síns um freista frama.


Ai generosi, salute!
L’ospite venga dentro!
Dove dovrà sedere?
Va assai velocemente
accanto al focolare
chi esibisce le sue doti.


3.
Eldz er þǫrf
þeims inn er kominn
ok á kné kalinn;
matar ok váða
er manne þǫrf,
þeim er hefir um fjall farit.


Di fuoco c’è bisogno
per chi è venuto dentro
ed ha le ginocchia gelate.
Di cibo e vestiti
necessita l’uomo
che ha percorso la montagna.


4.
Vatz er þorf
þeim er til verðar kømr,
þerro ok þjóðlaðar,
góðs um ǿðis,
ef sér geta mætti,
orðz ok endrþǫgo.


Di acqua c’è bisogno
per chi al banchetto viene,
di tovaglioli e di cortesi inviti,
di animo ben disposto,
se riesca a ottenerlo,
di conversazione e di silenzio.


5.
Vitz er þǫrf
þeim er víða ratar;
dælt er heima hvat;
at augabragði verðr
sá er ekki kann
ok með snotrom sitr.


Di intelligenza c’è bisogno
per chi viaggia per lungo;
ogni cosa è facile a casa.
Si ammicca [prendendosi gioco]
di chi nulla sa
e siede tra i sapienti.


6.
At hyggjandi sinni
skylit maðr hrǿsinn vera,
heldr gætinn at geði;
þá er horskr ok þǫgull
kømr heimisgarða til,
sjaldan verðr víti vǫrom,
þvíat óbrigðra vin
fær maðr aldregi
en manvit mikit.


Del proprio intelletto
non dovrebbe l’uomo vantarsi,
al contrario, sia misurato nell’animo.
Sia attento e silenzioso
quando giunge a un cortile:
di rado il prudente ha danno;
perché un amico più fidato
l’uomo non ha mai trovato
di un gran buon senso.


7.
Enn vari gestr
er til verðar kømr,
þunno hljóði þegir,
eyrom hlýðir,
en augom skoðar;
svá nýsiz fróðra hverr fyrir.


L’ospite prudente
che viene al banchetto,
tace aguzzando l’udito,
con le orecchie ascolta
e con gli occhi osserva;
così ogni uomo prudente scruta intorno.


8.
Hinn er sæll
er sér um getr
lof ok líknstafi;
ódælla er við þat
er maðr eiga skal
annars brjóstum í.


È lieto colui
che per sé ottiene
lodi e favori.
Ardua è la cosa
che l’uomo deve ottenere
nel petto di un altro.


9.
Sá er sæll
er sjálfr um á
lof ok vit meðan lifir;
þvíat ill ráð
hefir maðr opt þegit
annars brjóstom ór.


È lieto colui
che in sé possiede
lodi e saggezza.
Perché cattivi consigli
l’uomo ha spesso ricevuto
dal petto di un altro.


10.
Byrði betri
berrat maðr brauto at
en sé manvit mikit;
auði betra
þikkir þat í ókunnom stað,
slíkt er válaðs vera.


Bagaglio migliore
non si porta l’uomo in viaggio
di un gran buon senso.
Della ricchezza, migliore
ti si rivela in un paese sconosciuto:
tale è la salvezza del disperato.


11.
Byrði betri
berrat maðr brauto at
en sé manvit mikit;
vegnest verra
vegra hann velli at
en sé ofdrykkja ǫls.


Bagaglio migliore
non si porta l’uomo in viaggio
di un gran buon senso.
Provvista peggiore
non ci si porta per campi
del bere smodato di birra.


12.
Era svá gott,
sem gott kveða
ǫl alda sonom;
þvíat færa veit
er fleira drekkr,
síns til geðs gumi.


Non è così buona
come buona dicono
la birra per i figli degli uomini.
Poiché poco controllo ha
l’uomo che troppo beve
del suo intelletto.


13.
Óminnis hegri heitir
sá er yfir ǫlðrom þrumir,
hann stelr geði guma;
þess fugls fjǫðrom
ek fjǫtraðr vark
í garði Gunnlaðar.


«Airone dell’oblio» è chiamato
chi indugia in birreria;
rapisce la ragione all’uomo.
Dalle penne di quell’uccello
io stesso venni incatenato
nella fortezza di Gunnlað.


14.
Ǫlr ek varð,
varð ofrǫlvi,
at ins fróða Fjalars;
því er ǫlðr bazt,
at aptr uf heimtir
hverr sit geð gumi.


Ebbro io divenni
ebbro senza misura,
accanto al saggio Fjalarr.
Ché la birra è ottima,
a patto che mantenga
il suo intelletto, l’uomo.


15.
Þagalt ok hugalt
skyli þjóðans barn
ok vígdjarft vera;
glaðr ok reifr
skylii gumna hverr
unz sinn bíðr bana.


Silenziosa e accorta
sia di un capo la schiatta
e audace in battaglia.
Lieto e sorridente
sia ciascun uomo
finché non sia ucciso.


16.
Ósnjallr maðr
hyggz muno ey lifa,
ef hann við víg varaz;
en elli gefr
hánom engi frið,
þótt hánom geirar gefi.


L’uomo vile
crede vivrà per sempre
se evita le battaglie.
Ma la vecchiaia non porta
a lui nessuna pace,
anche se gliela portano le armi.


17.
Kópir afglapir
er til kynnis kømr,
þylsk hann um eða þrumir;
alt er senn,
ef hann sylg um getr,
uppi er þá geð guma


Sta immobile lo stolto
che dai conoscenti è andato;
farfuglia tra sé e indugia.
Ma poi gli passa
se ottiene da bere:
ecco che si rivela il carattere.


18.
Sá einn veit
er víða ratar
ok hefir fjǫlð um farit,
hverjo geði
stýrir gumna hverr,
sá er vitandi er vits.


Solo uno conosce,
chi molto ha vagato
e molto ha viaggiato,
che carattere
possegga ciascun uomo:
lui possiede la saggezza.


19.
Haldit maðr á keri,
drekki þó at hófi mjǫð,
mæli þarft eða þegi;
ókynnis þess
vár þik engi maðr,
at þú gangir snemma at sofa.


Non trattenga [a sé] l’uomo il bicchiere,
e beva con misura l’idromele,
parli sensatamente o taccia.
Di cattive maniere
nessun uomo ti farà colpa
se tu vai presto a dormire.


20.
Gráðugr halr,
nema geðs viti,
etr sér aldrtrega;
opt fær hlǿgis,
er með horskom kømr,
manni heimskom magi.


L’ingordo
che non conosce misura
mangia e si ammala.
Spesso l’accolgono le risa,
quando tra gente accorta arriva
la pancia di un uomo sciocco.


21.
Hjarðir þat vito
nær þær heim skolo
ok ganga þá af grasi;
en ósviðr maðr
kann ævagi
síns um mál maga.


Le greggi ben sanno
quando devono tornare a casa
e andarsene dai pascoli.
Ma l’uomo insavio
non conosce mai
la misura della sua pancia.


22.
Vesall maðr
ok illa skapi
hlær at hvívetna;
hitki hann veit
er hann vita þyrpti,
at hann era vamma vanr.


L’uomo incapace
e di cattivo gusto
ride per ogni cosa.
Quello che lui non sa
e che dovrebbe sapere:
che non è privo di difetti.


23.
Ósviðr maðr
vakir um allar nætr
ok hyggr at hvívetna;
þá er móðr
er at morni kømr;
alt er víl, sem var.


L’uomo insavio
sta sveglio tutte le notti
e si preoccupa di tutto.
Così è sfinito
quando viene il mattino;
tutte le sue miserie son [rimaste] qual erano.


24
Ósnotr maðr
hyggr sér alla vera
viðhiæjendr vini;
hitki hann fiðr,
þótt þeir um hann fár lesi,
ef hann með snotrom sitr.


L’uomo insavio
crede gli siano tutti
quelli che gli sorridono, amici.
Non si accorge affatto
se gli tendano tranelli,
quando tra i saggi siede.


25.
Ósnotr maðr
hyggr sér alla vera
viðhlæjendr vini;
þá þat finnr
er at þingi kømr,
at hann á formælendr fá.


L’uomo insavio
crede gli siano tutti
quelli che gli sorridono, amici.
Ed ecco si accorge,
quando arriva all’assemblea,
che ha pochi sostenitori.


26.
Ósnotr maðr
þikkiz alt vita,
ef hann á ser i vá vero;
hitki hann veit,
hvat hann skal við kveða,
ef hans freista firar.


L’uomo insavio
pensa di saper tutto
se sta da solo in un canto.
Ma nulla sa
quando deve parlare in risposta,
se qualcuno lo mette alla prova.


27.
Ósnotr maðr
er með aldir kømr,
þat er bazt at hann þegi;
engi þat veit
at hann ekki kann,
nema hann mæli til mart,
veita maðr,
hinn er vætki veit,
þótt hann mæli til mart.


L’uomo insavio
quando si trovi con gli uomini
questo è meglio, che taccia.
Nessuno però sa
che lui non sa nulla,
purché non parli troppo.
Ma l’uomo che non sa,
questo neppure sa:
che a volte parla troppo.


28.
Fróðr sá þykkiz
er fregna kann
ok segja it sama;
eyvito leyna
mego ýta sønir,
því er gengr um guma.


Saggio lo stimano
chi sa fare domande
e parlare a tono.
Nulla celare
possono i figli dell’uomo
di quello che capita ai mortali.


29.
Ǿrna mælir
sá er æva þegir
staðlauso stafi;
hraðmælt tunga
nema haldendr eigi,
opt sér ógott um gelr.


In abbondanza dice,
chi mai tace,
ciance insensate.
La lingua chiacchierona
se non è trattenuta
spesso suona contro sé stessa.


30.
At augabragði
skala maðr annan hafa,
þótt til kynnis komi;
margr þá froð þikkiz,
ef hann freginn erat
ok nái hann þurrfjallr þruma.


Non ammiccherà [prendendosi gioco]
nessun uomo di un altro
quando viene tra congiunti.
Accorto in molti lo stimano
se non gli fanno domande,
e un posto ottiene indisturbato.


31.
Fróðr þikkiz
sá er flótta tekr
gestr at gest hæðinn;
veita gǫrla
sá er um verði glissir,
þótt hann með grǫmom glami.


Accorto si ritiene
chi sa sfuggire,
ospite, agli scherni degli ospiti.
Non sa con certezza
chi al banchetto lo schernisca
se chiacchiera con malintenzionati.


32.
Gumnar margir
erosk gagnhollir,
en at virði vrekaz;
aldar róg
þat mun æ vera
órir gestr við gest.


Molti uomini
son tra loro amichevoli
ma a banchetto si accapigliano.
Rissa tra gli uomini
sempre vi sarà;
s’azzuffa l’ospite con l’ospite.


33.
Árliga verðar
skyli maðr opt fá,
nema til kynnis komi;
sitr ok snópir,
lætr sem sólginn sé,
ok kann fregna at fá.


Al mattino di buon’ora
deve l’uomo spesso mangiare,
quando va a trovare congiunti.
[Altrimenti] si siede e scruta avido,
si comporta da affamato
e partecipa poco al discorso.


34.
Afhvarf mikit
er til illz vinar,
þótt á brauto búi;
en til góðs vinar
liggja gagnvegir,
þótt hann sé firr farinn.


Una strada assai tortuosa
porta a un cattivo amico
anche se abita lungo la via.
Ma a un buon amico
conducono strade diritte
anche se si è stabilito più lontano.


35.
Ganga skal,
skala gestr vera
ey i einom stað;
ljúfr verðr leiðr,
ef lengi sitr
annars fletjon á.


Bisogna andarsene:
non deve l’ospite stare
sempre in un posto.
Chi è caro diviene malvisto
se a lungo risiede
nella sala di un altro.


36.
Bú er betra,
þótt lítit sé,
halr er heima hverr;
þótt tvær geitr eigi
ok taugreptan sal,
þat er þó betra en bǿn.


Una propria dimora è meglio
anche se è piccola:
ognuno è libero a casa sua.
Anche se possiede due capre
e una sala dal tetto sconnesso,
è meglio che chiedere la carità.


37.
Bú er betra,
þótt lítit sé,
halr er heima hverr;
blóðugt er hjarta
þeim er biðja skal
sér í mál hvert matar.


Una propria dimora è meglio
anche se è piccola:
ognuno è libero a casa sua.
Sanguina il cuore
di chi è costretto a chiedere
cibo per sé a ogni passo.


38.
Vápnom sínom
skala maðr velli á
feti ganga framarr;
þvíat óvíst er at vita
nær verðr á vegom úti
geirs um þǫrf guma.


Dalle proprie armi
non deve l’uomo in campo aperto
allontanarsi di un passo.
Perché non si può sapere
quando fuori sulle strade
potrà servire la lancia.


39.
Fanka ek mildan mann
eða svá matar góðan,
at ei væri þiggja þegit,
eða síns fjár
svági [gjǫflan],
at leið sé laun, ef þegi.


Non ho trovato un uomo così munifico
o così generoso di cibo
che non accettasse un dono;
o delle sue ricchezze
così elargitore,
da sprezzare una ricompensa, a riceverla.


40.
Fjár síns,
er fengit hefr,
skylit maðr þǫrf þola;
opt sparir leiðom
þats hefir ljúfom hugat;
mart gengir verr en varir.


Alle proprie ricchezze
che si siano accumulate
non deve l’uomo attaccarsi.
Spesso si risparmia per il male
quel che era disposto per il bene:
molte cose van peggio di come si crede.


41.
Vápnom ok váðom
skolo vinir gleðjaz,
þat er á sjálfum sýnst;
viðrgefendr ok endrgefendr
erosk lengst vinir,
ef þat bíðr at verða vel.


Con armi e vestiti
saranno gli amici lieti,
ciò è già evidente su sé stessi.
Chi dona e chi ricambia doni
son fra sé gli amici più intimi,
se le cose procedono bene.


42.
Vin sínom
skal maðr vinr vera
ok gjalda gjǫf við gjǫf;
hlátr við hlátri
skyli hǫlðar taka,
en lausung við lygi.


Al proprio amico
deve l’uomo essere amico
e ricambiare dono con dono.
Le risa con le risa
ripagheranno gli uomini,
ma l’ipocrisia con la menzogna.


43.
Vin sínom
skal maðr vinr vera,
þeim ok þess vin;
en óvinar síns
skyli engi maðr
vinar vinr vera.


Al proprio amico
deve l’uomo essere amico
a lui e al suo amico.
Ma all’amico del proprio nemico
non deve nessun uomo
essere amico.


44.
Veitztu, ef þú vin átt,
þann er þú vel trúir,
ok vill þú af hánom gott geta,
geði skaltu við þann blanda
ok gjǫfom skipta,
fara at finna opt.


Sappi: se hai un amico
in cui riponi buona fiducia
e vuoi da lui qualcosa di buono,
devi accordare il tuo animo col suo
e doni scambiare:
va’ a trovarlo spesso.


45.
Ef þú átt annan,
þannz þú illa trúir,
vildu af hánom þó gott geta,
fagrt skaltu við þann mæla,
en flátt hyggja
ok gjalda lausung við lygi.


Se un altro ne hai
in cui riponi cattiva fiducia
e vuoi da lui qualcosa di buono,
gentilmente gli devi parlare
ma riflettere con astuzia
e ricambiare l’ipocrisia con la menzogna.


46.
þat er enn of þann
er þú illa truir
ok þér er grunr at hans geði,
hlæja skaltu við þeim
ok um hug mæla;
glíok skolo gjǫld gjǫfom.


E questo ancora riguardo a colui
in cui riponi cattiva fiducia
e sospetti dei suoi sentimenti:
ridere devi con lui
e parlare a dispetto del tuo cuore:
dovrai ricambiare i doni ricevuti.


47.
Ungr var ek forðom,
fór ek einn saman;
þá varð ek villr vega;
auðigr þóttumz
er ek annan fann;
maðr er mannz gaman.


Giovane fui un tempo,
viaggiai del tutto solo,
allora mi smarrii per le strade.
Ricco mi parve d’essere
quando trovai un altro:
l’uomo è gioia per l’uomo.


48.
Mildir, frǿknir
menn bazt lifa,
sjaldan sút ala;
en ósnjallr maðr
uggir hotvetna,
sýtir æ gløggr við gjǫfom.


Gli uomini generosi e prodi
vivono nel modo migliore,
di rado fomentano il dolore.
Ma l’uomo codardo
ha paura di tutto:
al tirchio dà fastidio fare doni.


49.
Váðir mínar
gaf ek velli at
tveim trémǫnnum;
rekkar þat þóttuz
er þeir rift hǫfðu:
neis er nǫkkvinn halur.


Le mie vesti
diedi nei campi
a due uomini di legno.
Grand’uomini si credettero
come ebbero gli abiti:
nudo, chiunque è affranto.


50.
Hrørnar þǫll,
sú er stendr þorpi á,
hlýrat henne bǫrk né barr;
svá er maðr,
sá er manngi ann;
hvat skal hann lengi lifa?


Si dissecca l’albero
che si erge su un dirupo,
non lo protegge corteccia né foglia.
Così è l’uomo
che da nessuno è amato:
perché dovrebbe vivere a lungo?


51.
Eldi heitari
brennr med illom vinom
friðr fimm daga;
en þá sloknar
er inn sétti kømr,
ok versnar allr vinskapr.


Più ardente del fuoco
divampa tra cattivi amici
l’amicizia per cinque giorni.
Ma poi si spegne
quando il sesto viene
e si rovina tutta l’amicizia.


52.
Mikit eitt
skala manne gefa;
opt kaupir sér í litlu lof;
með hálfom hleif
ok með hǫllo keri
fekk ek mér félaga.


Non grandi cose
deve l’uomo donare,
spesso con poco si ottiene una piccola lode.
Con mezzo pane
e con una coppa inclinata
mi son trovato un compagno.


53.
Lítilla sanda,
lítilla sæva,
lítil ero geð guma;
þvíat allir menn
urðot jafnspakir,
hálf er ǫld hvar.


Piccole sabbie,
piccoli mari,
piccole sono le menti degli uomini.
Ché tutti gli uomini
non sono ugualmente saggi,
a mezzo l’umanità dovunque [è divisa].


54.
Meðalsnotr
skyli manna hverr,
æva til snotr sé;
þeim er fyrða
fegrst at lifa,
er vel mart vito.


Moderatamente saggio
dovrebbe essere ogni uomo:
mai troppo sapiente.
Sono tra gli uomini
a vivere meglio
coloro che [non] molto sanno.


55.
Meðalsnotr
skyli manna hverr,
æva til snotr sé;
þvíat snotrs mannz hjarta
verðr sjaldan glatt,
ef sá er alsnotr er á.


Moderatamente saggio
dovrebbe essere ogni uomo:
mai troppo sapiente.
Ché il cuore dell’uomo saggio
di rado è felice
se chi lo possiede ha molta sapienza.


56.
Meðalsnotr
skyli manna hverr,
æva til snotr sé;
ørlǫg sín
viti engi fyrir;
þeim er sorgalausastr sefi.


Moderatamente saggio
dovrebbe essere ogni uomo:
mai troppo sapiente.
Il proprio destino
nessuno conosca in anticipo,
ché la mente non abbia ad angosciarsi.


57.
Brandr af brandi
brinn unz brunninn er
funi kveykisk af funa
maðr af manni
verðr at máli kuðr
en til dǿlskr af dul.


Torcia da torcia
divampa finché si consuma;
fiamma s’accende da fiamma.
Dall’uomo l’uomo
apprende il sagace parlare,
ma stolto se [rimane] in silenzio.


58.
Ár skal rísa
sá er annars vill
fé eða fjǫr hafa;
sjaldan liggjandi úlfr
lær um getr,
né sofandi maðr sigr.


Si leverà di buon’ora
chi di un altro vuole
le ricchezze o la vita.
Difficilmente il lupo accovacciato
si procura un coscio,
né l’uomo che dorme la vittoria.


59.
Ár skal rísa
sá er á yrkendr fá,
ok ganga síns verka á vit;
mart um dvelr
þann er um morgin sefr,
hálfr er auðr und hvǫtom.


Si leverà di buon’ora
chi dispone di pochi braccianti
e va lui stesso a sorvegliare i lavori.
Molto spreca
colui che dorme al mattino:
metà ricchezza è in mano al solerte.


60.
Þurra skiða
ok þakinna næfra,
þess kann maðr mjǫt,
ok þess viðar
er vinnaz megi
mál ok missere.


Di legna secca
e di corteccia di betulla per tetti
di questo l’uomo sappia la misura;
e [anche] di questo, la legna,
quanta ne basti
per l’una e l’altra stagione.


61.
Þveginn ok mettr
ríði maðr þingi at,
þótt hann sét væddr til vel;
skúa ok bróka
skammiz engi maðr,
né hests in heldr
þótt han hafit góðan.


Lavato e sazio
cavalchi l’uomo all’assemblea,
anche se non è ben vestito.
Di calzari e brache
nessun uomo deve vergognarsi
e nemmeno del cavallo
anche se non ne ha uno buono.


62.
Snapir ok gnapir
er til sævar kømr
ǫrn á aldinn mar;
svá er maðr
er með mǫrgom kømr
ok á formælendr fá.


Ghermisce e si protende
quando viene al mare
l’aquila, all’antico mare.
Così è l’uomo
che nella folla avanza
e pochi lo sostengono.


63.
Fregna og segja
skal fróðra hverr,
sá er vill heitinn horskr;
einn vita,
ne annar skal,
þjoð veit ef þríro.


Domandare e parlare
deve l’uomo accorto
se vuole essere chiamato saggio.
Uno [soltanto] deve sapere,
non un altro deve,
tutti sanno se tre [sanno].


64.
Ríki sitt
skyli ráðsnotra hverr
í hófi hafa;
þá hann þat finnr
er með frǿknom kømr,
at engi er einna hvatastr.


Il suo potere
deve l’uomo prudente
con accortezza esercitare.
E questo scopre
chi viene tra valorosi:
che nessuno è di tutti il più accorto.


65.
Orða þeira
er maðr ǫðrom segir,
opt hann gjǫld um getr.


Di quelle parole
che un uomo all’altro dice,
spesso bisogna dare riparazione.


66.
Mikilsti snemma
kom ek í arga staði,
en til síð ísuma;
ǫl var drukkit,
sumt var ólagat,
sjaldan hittir leiðr í lid.


Troppo presto
sono venuto in molti luoghi
e troppo tardi in altri.
La birra era stata bevuta,
A volte non ancora fermentata:
chi è sgradito ha raramente fortuna.


67.
Hér ok hvar
myndi mér heim uf boðit,
ef þyrptak at málungi mat,
eða tvau lær hengi
at ins tryggva vinar,
þars ek havða eitt etit.


Qua e là
sarei stato invitato nelle case
se di cibo non avessi avuto bisogno ai pasti
o se due prosciutti fossero rimasti appesi
presso l’amico leale
dopo che ne avessi mangiato uno.


68.
Eldr er beztr
með ýta sonom
ok sólar sýn,
heilyndi sitt
ef maðr hafa náir,
án við lǫst at lifa.


Il fuoco è ottimo
presso i figli degli uomini
e la vista del sole;
la propria salute
se si può averla,
e una vita senza vergogna.


69.
Erat maðr allz vesall,
þótt hann sé illa heill;
sumr er af sonom sæll,
sumr af frændom,
sumr af fé ǿrno,
sumr af verkom vel.


Nessun uomo è del tutto infelice
anche se ha cattiva salute;
alcuni traggono dai figli gioia,
alcuni dai congiunti,
alcuni dalle ricchezze,
alcuni dalle buone azioni.


70.
Betra er lifðom
ok sæl lifðom [en sé ólifðum];
ey getr kvikr kú;
eld sá ek upp brenna
auðgom manni fyrir,
en úti var dauðr fyr durom.


È meglio per il vivo
che per il morto:
chi vive ha sempre una vacca.
Il fuoco ho visto ardere
dapprima per l’uomo ricco;
ma morto giaceva fuori la porta.


71.
Haltr ríðr hrossi,
hjǫrð rekr handarvanr,
daufr vegr ok dugir;
blindr er betri
en brendr sé;
nýtr mangi nás.


Lo zoppo va a cavallo,
guida il gregge il monco,
il sordo combatte ed è utile.
Essere cieco è meglio
che essere cremato:
non serve a niente un cadavere.


72.
Sonr er betri,
þótt sé síð of alinn
eftir genginn guma;
sjaldan bautarsteinar
standa brautu nær,
nema reisi niðr at nið.


Un figlio è meglio
anche se nato postumo,
dopo che il padre è andato.
Raramente le lapidi
si ergono lungo la strada
se non le innalza il congiunto al congiunto.


73.
Tveir ro eins herjar,
tunga er hǫfuðs bani;
er mér í heðin hvern
handar væni.


Due sono più terribili di uno,
la lingua è l’assassina della testa.
Io sotto ogni mantello
mi aspetto le mani.


74.
Nótt verðr feginn
sá er nesti trúir,
skammar ro skips ráar;
hverf er haustgríma;
fjǫlð of viðrir
á fimm dǫgum
en meira á mánuði.


È lieto la notte
chi confida nelle provviste.
Corti sono i pennoni delle navi;
instabili sono le notti autunnali;
il tempo cambia
in cinque giorni
e ancor più in un mese.


75.
Veita hinn
er vettki veit,
margr verðr af aurum api;
maður er auðigr,
annar óauðigr,
skylit þann vítka váar.


Non sa
chi nulla sa,
molti impazziscono per l’oro.
Un uomo è ricco,
un altro è povero,
non si deve biasimare chi è indigente.


76.
Deyr fé,
deyja frændr,
deyr sjalfr it sama,
en orðstírr
deyr aldregi
hveim er sér góðan getr.


Muoiono le mandrie,
muoiono i parenti,
morirai tu stesso allo stesso modo.
Ma la fama
non muore mai
per chi se ne è fatta una buona.


77.
Deyr fé,
deyja frændr,
deyr sjalfr it sama,
ek veit einn
at aldrei deyr:
dómr um dauðan hvern.


Muoiono le mandrie,
muoiono i parenti,
morirai tu stesso allo stesso modo.
Una cosa conosco
che mai muore:
la reputazione di chi è morto.


78.
Fullar grindr
sá ek fyr Fitjungs sonum,
nú bera þeir vonar vǫl;
svá er auðr
sem augabragð,
hann er valtastr vina.


Pieni i recinti
vidi dei figli del Pancione:
ora essi portano il bastone del mendico.
È la ricchezza
un batter d’occhio,
il più incostante degli amici.


79.
Ósnotr maðr,
ef eignask getr
fé eða fljóðs munuð,
metnaðr hánum þróask,
en mannvit aldregi:
fram gengr hann drjúgt í dul.


L’uomo insavio
se riesce ad avere
la ricchezza o l’amor di donna,
l’orgoglio in lui cresce
ma il buon senso mai:
avanza solo in arroganza.


80.
Þat er þá reynt,
er þú að rúnum spyrr
inum reginkunnum,
þeim er gerðu ginnregin
ok fáði fimbulþulr;
þá hefir hann bazt, ef hann þegir.


Questo è dunque provato:
quando tu le rune consulti
di origine divina,
che crearono i supremi numi,
che dipinse il terribile vate,
questo è meglio, tacere.






martedì 5 luglio 2016

Come abbandonare la stanza da Galantuomo: la guida


Siete ad una festa. Forse qualcuno vi ha costretti ad andare, vi ha messi all’angolo a lavoro o a all'università e non avete avuto abbastanza tempo per pensare ad una scusa credibile e declinare l’invito. O forse siete stati voi stessi ad aver deciso di partecipare ad un evento sociale che sembrava promettere bene, ma dopo che per 20 minuti avete ascoltato la signora Brambilla elencare tutti i pro e i contro dell’acquisto di cuscini in tinta col divano ed essere stati costretti a fare un trenino sulle note dei vecchi successi di Raffaella Carrà, tutto quello che volete fare è tagliare la corda e tornarvene a casa.
Capita spesso di trovarsi in situazioni del genere e spesso tentare una fuga sembra proibitivo. Noi siamo dell’idea che anche darsi alla macchia è un’arte e che se fatta bene può addirittura far migliorare la vostra reputazione in società.
Infatti mentre da una parte avrete sicuramente sentito parlare dell’importanza di dare una buona prima impressione (perché non avrete una seconda possibilità di dare una buona prima impressione), lasciare un’altrettanto buona ultima impressione è fondamentale.
Studi hanno dimostrato che le persone ricordano più chiaramente la parte finale delle esperienze che non l’inizio. Nessuno ricorda mai come un party è iniziato, chi è arrivato per primo, cosa si è fatto nella prima mezz’ora; tutti invece ricordano cosa si stava facendo poco prima che finisse, chi se n’è andato per primo e via dicendo.
Per questo motivo è bene che possiate abbandonare una stanza quando desideriate, ma al tempo stesso che gli ospiti, vedendovi andare via, pensino “Perbacco, mi piace quest’uomo!”.


Come lasciare dunque un evento sociale senza offendere gli ospiti e con la certezza di essere ricordato positivamente?
Di seguito alcune linee guida da seguire per abbandonare un evento sociale con fiducia e classe.


1. Sapere quando andare via. Non importa quanto bene vi siete comportati fino a quel momento: è impossibile lasciare un evento sociale da galantuomo se uscite dalla stanza nel momento sbagliato. Per quanto vi siate resi conto sin dal momento in cui siete arrivati che la festa è un disastro totale, non potete evitare di restare lì almeno il tempo di un cameo. Il cameo deve durare circa un’ora, minuto più, minuto meno. Ad una cena, almeno dopo che il caffè è stato servito. Se avete la necessità di andarvene prima di questo momento per una ragione importante, ditelo agli altri ospiti subito appena arrivati. Ma generalmente, se non potete trattenervi neanche per il tempo di un cameo, è bene non recarvi affatto alla festa. È terribile lasciare gli ospiti nel bel mezzo di una cena, costretti a circumnavigare a fatica il tavolo prima di raggiungere la porta e sparire. L’ultima impressione che lascerete sarà pessima.
Una volta che il tempo minimo è trascorso potete attendere che la festa si ammosci. Oppure affrontate la situazione di petto e predisponetevi per tagliare la corda.


2. Alzarsi in piedi. Molte persone, quanto sentono che è tempo di andare, si dimenano inquieti nei loro posti a sedere e dicono cose come “Va beeene.. beh, si sta facendo tardi…”, e continuano a sedere sui loro sgabelli guardando nervosamente il loro orologio. Non perdete tempo! Se siete pronti a lasciare la festa, allora mostrate a tutti che lo siete. Mettetevi in piedi e fate capire che state per andare via.
Ora, non siate bruschi nel fare ciò, perché sarebbe imbarazzante tanto quanto dimenarvi sulla sedia e cercare con lo sguardo la porta d’uscita sognando la fuga. Alzatevi con calma e self control. Una volta in piedi, dite semplicemente “Bene, è tempo che vada”. Non dite il motivo per cui ve ne state andando, se non richiesto. Una scusa può far sentire gli altri commensali meno importanti e cercherebbero di convincervi a restare.


Se volete essere particolarmente piacevoli, provate questo trucco. Quando siete pronti ad andare, aspettate una pausa nella conversazione e allora iniziate una storia. Una storia accattivante e divertente. Volete farli divertire prima di lasciarli. Mentre raccontate la storia, iniziate ad alzarvi. Potete persino iniziare a mettere il giubbotto e il cappello. Poi avvicinatevi ai commensali quando avete raggiunto il climax della storiella. Fate un occhiolino al gruppo, e…


3. Stringere la mano. Bene, adesso siete in piedi e avete fatto sorridere gli ospiti. Cosa fare adesso? È un momento cruciale. Se non siete svelti le altre persone inizieranno a chiedervi di restare, di sedervi di nuovo per un altro round di briscola.
Non appena siete in piedi, offrite subito la mano al primo ospite (il padrone di casa, se siete a casa di qualcuno). Stringete la mano in modo sicuro (presto una guida illustrata su come farlo), se appropriato, offrite un breve abbraccio virile o baciate la mano se è una donna. Le persone più esperte socialmente vedranno che siete seri e sicuri riguardo l’andare via e vi accompagneranno alla porta. Ma ci saranno comunque quelli che cercheranno di farvi restare.


4. Dire “Grazie!” e “Arrivederci”. Mentre stringete le mani, ringraziate i vostri ospiti o chiunque si trovi con voi per l’ospitalità e per la piacevole serata. Guardateli negli occhi, sorridete e complimentatevi col padrone di casa per qualcosa in particolare. Ad esempio “Grazie per la cena! La torta di zucca era fantastica!”. Dite un educato “Arrivederci” o “Ci vediamo” e indirizza i tuoi saluti anche alle altre persone del gruppo.


5. Raccogliete le vostre cose. Non volete lasciare niente che possa farvi tornare indietro dopo esservene andati. Volete evitare che si riaprano le porte di quel purgatorio sociale. Per giunta si correrebbe il rischio che l’oggetto lasciato spinga in qualche modo gli ospiti rimasti a parlare di voi. Prendete il cappotto, il cappello, e anche il cappotto di vostra moglie. La borsa, il cellulare, le sigarette e le chiavi.


6. Dirigetevi verso la porta con confidenza. Se non iniziate a camminare verso la porta, vi ritroverete presto di nuovo seduti. Mentre andate, fatelo con determinazione e confidenza. Non fermatevi ad ammirare il meraviglioso vaso cinese della nonna, o rischierete una disquisizione di 10 minuti sulla storia di quel vaso cinese e della Cina dalla guerra civile a oggi.


7. Aprire la porta. Avete raggiunto la porta. Siete quasi fuori ma state ancora correndo il rischio di ritardare la vostra uscita con imbarazzanti e inutili discorsi. Un ospite ben educato vi aprirà la porta e vi guarderà andare via. Molte persone però non sono provvisti di tale cortesia o hanno dimenticato le buone maniere. Ci sono persone che sembrano avere persino la capacità particolare di iniziare conversazioni sull’uscio della porta. Se non aprirete con le vostre mani la porta, rischierete di essere trattenuti dalla collega di vostra moglie che vi descriverà le abitudini alimentari del suo gatto, o di quanto domani sarà una giornataccia per lei. Aprite dunque la porta e fate un passo fuori. Tenete entrambi i piedi ben piantati fuori, anche se l’ospite continua a parlare con voi. Il fatto che state fuori gli farà capire che siete già sulla strada del ritorno, e presto smetterà di parlare.


8. Andate via. Fate gli ultimi saluti e ringraziamenti e camminate verso la vostra auto. Fate un gesto col cappello (state indossando un cappello, giusto?) per un ultimo saluto da lontano. Missione compiuta! Tra qualche minuto sarete arrivati a casa vostra, potrete sedervi sulla vostra poltrona davanti al fuoco, fumare una pipa e leggere Il Galantuomo.




lunedì 4 luglio 2016

Allenamento senza strumenti: il workout del prigioniero

   Questa volta ci viene in soccorso quello che probabilmente fu il prigioniero più famoso e più pericoloso della storia del Regno Unito. Charles Salvador, conosciuto in seguito come Charles Bronson, passò gran parte della sua vita dietro le sbarre. Condannato per rapine e risse di varia natura, si distinse in cella per la ferocia e la violenza che continuava ad usare, questa volta contro gli altri detenuti e contro le guardie carcerarie. Per questo motivo trascorse in isolamento lunghissimi periodi, durante i quali sviluppò una sorta di ossessione per il fitness. Bronson iniziò ad allenarsi in cella fino a diventare una sorta di guru per il workout in spazi angusti, al punto di scriverci su persino un libro
Creò programmi di allenamento durissimi che richiedevano come attrezzi il solo peso del proprio corpo e qualche altro oggetto facile da reperire. Questo regime estremo gli conferì una forza quasi sovraumana – dichiarò di essere capace di fare 172 flessioni in 60 secondi, di poter sollevare un tavolo da biliardo da solo e di piegare le sbarre d'acciaio della prigione con il solo uso delle mani. Stabilì in effetti molti record del "fitness da prigione", incluso il maggior numero di flessioni in un'ora: 1.727.

Ci rendiamo conto che non è molto edificante prendere Bronson come esempio per questo articolo, ma è altrettanto vero che egli è la persona che raggiunse i risultati fisici più sbalorditivi senza l'utilizzo di panche, pesi, o integratori di alcun tipo. 
Come lui, prigionieri in tutto il mondo hanno ideato esercizi altamente efficaci da eseguire in spazi stretti e con un equipaggiamento davvero limitato.
Per chi è in carcere è importante essere forti non soltanto per questioni meramente estetiche o di salute, ma soprattutto perché apparire grossi e allenati è il miglior deterrente per eventuali grane dietro le sbarre.

Nonostante nessuno di noi (ci auguriamo) finirà mai in gattabuia, crediamo che possa essere utile prendere qualche insegnamento da questi detenuti e capire che non abbiamo più scuse per non allenarci, anche quando le circostanze sembrano avverse.
Di seguito abbiamo elencato una serie di esercizi a corpo libero utilizzati dai prigionieri di tutto il mondo per diventare più forti e farsi rispettare dagli altri detenuti.


I benefici degli esercizi a corpo libero

Li puoi fare dove vuoi. Non hai tempo per andare in palestra? Viaggi molto? Ti hanno dato 15 anni? Bene! Puoi fare gli esercizi dei prigionieri ovunque... in camera da letto, in ufficio, in hotel o in cortile durante l'ora d'aria.

È gratis. Non hai soldi per diventare socio della palestra vicino casa tua o per comprarti un equipaggiamento soddisfacente? Non è una valida scusa per non allenarti. Con pochi semplici esercizi puoi rinforzare ogni tuo singolo muscolo in modo completamente gratuito.

Potenziamento + cardio in un singolo allenamento. Aumentando il ritmo e diminuendo il riposo tra le serie e gli esercizi, puoi trasformare un allenamento di potenziamento in una sessione di cardio, e viceversa. In 30 minuti avrai svolto il tuo allenamento giornaliero.


Gli esercizi.

Di seguito abbiamo messo in evidenza i sei più importanti esercizi che allenano l'intero corpo. Ad ogni modo, con delle piccole modifiche ad ognuno di questi 6 esercizi principali, potete crearne oltre 50 varianti! Niente di meglio, se vi hanno dato l'ergastolo.

Flessioni

Stando al libro che ha scritto in prigione, Bronson riusciva ad eseguire 2000 flessioni al giorno. Se iniziate a farne 10 al giorno e ad aggiungerne 5 ogni giorno, in poco più di un anno potrete raggiungere il suo livello.

Variazioni di flessioni

Le flessioni allenano molteplici gruppi muscolari come i pettorali, i deltoidi e i tricipiti. La cosa bella di questo esercizio è che può essere modificato facilmente per aumentarne la difficoltà ed allenare altri muscoli.

Posizionamento stretto/largo delle mani. Semplicemente aggiustando il posizionamento delle mani, potete enfatizzare differenti gruppi di muscoli. Un posizionamento stretto metterà sotto sforzo i tricipiti, uno ampio allenerà il petto.

Flessioni Hindu. 



Si tratta di un movimento full-body che farà aumentare la forza e la flessibilità di pettorali, spalle, schiena, fianchi e tricipiti.
Mettetevi in posizione eretta, con i piedi leggermente più larghi dell'ampiezza delle vostre spalle. Piegatevi giù e mettete le mani sul pavimento mantenendo le gambe e le braccia dritte. Dovreste avere la forma di una "v" capovolta, col vostro sedere a costituire il punto della "v" e la vostra testa puntata all'ingiù.

Per eseguire le flessioni Hindu dovrete fare una sorta di tuffo. Abbassate e poi risollevate la testa mentre piegate i gomiti. Quando la testa sarà vicina al pavimento, continuate a muovere il torso in avanti arcuando la schiena e abbassando i fianchi. Le anche adesso saranno vicine alle vostre mani. Assicuratevi di allungare per bene la schiena, dopodiché ritornate alla posizione di partenza e ripetete.

Handstand push-up

Detto anche piegamento verticale. Dimenticate i bilanceri. Se desiderate avere delle spalle da paura non avrete bisogno d'alto che degli standing push-up. Per eseguire questi piegamenti verticali dovrete mettervi in posizione verticale sulle mani. L'operazione è senza dubbio proibitiva per chi si affaccia a tale allenamento per la prima volta, per cui consigliamo di aiutarvi appoggiandovi al muro. Aiutatevi col muro anche per mantenere l'equilibrio, fin quando non sarete capaci di reggervi da soli. Col tempo infatti dovrete riuscire a raggiungere l'equilibrio da soli, cosa che vi aiuterà a sviluppare ogni piccolo muscolo delle vostre spalle, dei tricipiti, dei pettorali e della vostra schiena. Una volta raggiunto l'equilibrio, piegate lentamente i gomiti fino a sfiorare il pavimento con la testa, e riaddrizzateli. Data l'estrema forza richiesta per l'esercizio, le prime volte è sufficiente riuscire a mantenere la posizione verticale per un minuto.

Flessioni con una mano 



Per soli maschi alfa, capi prigione, animali da guerra.

Trazioni

Le Trazioni sono esercizi estremamente efficaci che allenano una grande quantità di gruppi muscolari, inclusi quelli del dorso (per intenderci, quelli che fanno apparire una sorta di "ali" nella schiena), bicipiti, trapezio, pettorali e avambraccio.

E per di più, possono essere eseguiti ovunque ci sia qualcosa a cui appendersi. Nella peggiore delle ipotesi, qualora non aveste accesso ad alberi o a pali della giusta altezza e resistenza, potete acquistare una sbarra per trazioni su amazon per soli 25 euro. Se la cornice della porta è abbastanza alta potete così eseguire le vostre trazioni anche a casa, in hotel e persino in prigione. Anche se ho sentito dire che vi è ampia disponibilità di sbarre, sia verticali che orizzontali, da quelle parti.

Trazioni con variante

Come le flessioni, anche le trazioni possono essere modificate per allenare muscoli diversi o per rendere l'esercizio più difficile.

Chin-up

Era uno degli esercizi preferiti da Bruce Lee. Sono trazioni alla sbarra con presa delle mani ravvicinata e inversa, in modo tale da far lavorare fortemente i bicipiti e la zona bassa dei dorsali.

Trazioni con presa alternata

Afferrate la sbarra con una mano col palmo rivolto verso di voi e con l'altra col palmo verso l'esterno. In bocca al lupo.

Trazioni-commando 



Forse vi ricorderete quando Rocky eseguiva questi esercizi durante uno dei suoi epici allenamenti. Anche qui, presa alternata. Portate la vostra testa da una parte della sbarra per un'intera ripetizione; dall'altra parte per la ripetizione successiva.

Presa stretta/larga

Potete regolare la presa a seconda di quali gruppi muscolari volete allenare. Provate a fare varie ripetizioni partendo da una presa strettissima, fino ad allargarla pian piano fino al massimo.

Trazioni con un asciugamano

Appendete due asciugamano alla vostra sbarra e afferratene uno con ogni mano. Sollevatevi. Se ci riuscite.

Trazioni della macchina da scrivere

Afferrate la sbarra con i palmi rivolti verso l'esterno e le mani leggermente più larghe dell'ampiezza delle vostre spalle. Sollevatevi fino a raggiungere la sbarra con lo sterno. Adesso muovete il corpo verso una mano, in modo da spostare il peso da una mano all'altra. Ripetere facendo la stessa cosa dall'altra parte.

Trazioni a una mano

Solo per maschi-alfa, capi prigione, animali da guerra.

Squat

Lo squat è probabilmente l'esercizio più basilare di tutti ma tra i più efficaci. In un unico movimento allenerete i quadricipiti, i tendini del ginocchio, i glutei, le anche e l'interno-coscia.

Variazione dello squat

Lo squat del prigioniero. Il tradizionale squat a corpo libero del prigioniero si esegue mettendo le mani dietro la testa. Eseguite lo squat fino a che le vostre cosce sono parallele al pavimento. Tornate su e ripetete.

Aggiungere peso. Nel caso non doveste avere accesso ad un bilanciere, potete trovare vari oggetti attorno a voi che potreste sollevare fino alle spalle o tenere stretti al petto. Una volta ottenuto il peso desiderato, squattate.

Salti squat. Una versione pliometrica dello squat per sviluppare esplosività. Eseguite un normale squat del prigioniero, ma quando raggiungete il punto più basso dello squat, esplodete e saltate dal terreno più in alto che potete. Quando i vostri piedi saranno di nuovo sul pavimento, immediatamente piegatevi in un altro squat e saltate di nuovo. Ottimo per perdere peso e per migliorare la capacità cardiovascolare!

Squat-pistola.

Solo per maschi alfa, capi prigione, animali da guerra. In sostanza è uno squat ad una gamba sola. L'altra gamba deve restare tesa, come da foto. Esercizio fattibile solo dopo molti mesi di allenamento.

Dip



I dip allenano i tricipiti, i pettorali, le spalle, gli avambracci e non avete bisogno di alcun complesso armamentario per eseguirli. I prigionieri appoggiano le mani su una sedia e i piedi sul pavimento o sul letto. Potrete renderli più difficili aggiungendo pesi sul grembo.

Hanging leg raise

Esercizio fenomenale per gli addominali, muscoli obliqui e intercostali, ma anche per quadricipiti, fianchi, avambracci e spalle.

Hanging leg: varianti 



Straight leg raise. Afferrate la sbarra con i palmi rivolti verso l'esterno, le mani leggermente più larghe delle spalle. Tenete i ginocchi tesi, sollevate le gambe flettendo i fianchi finché i ginocchi non saranno al di sopra dei fianchi. Ritornate alla posizione di partenza e ripetere.

Bent Knee Leg Raise. Se non riuscite a fare l'esercizio con i ginocchi tesi, provate a piegarli e a portarli al petto.

Full Straight Leg Raise. Eseguite un normale straight leg raise però, invece che fermare le gambe quando i ginocchi superano i fianchi, continuate fino a toccare la sbarra con le dita dei piedi.

Straight Leg Rais con asciugamano. Appendete due asciugamano alla sbarra e teneteli saldi con le mani. Eseguite quindi uno straight leg raise reggendovi dagli asciugamano.

Il tergicristallo. Eseguite uno straight leg raise, ma quando i piedi saranno in posizione di vertice, rinforzate gli addominali ruotando il bacino da un lato e dall'altro, fin quando vi sarà possibile.

Straight Leg Raise con una mano. Ormai lo sapete: solo per maschi alfa, capi prigione e animali da guerra.

Burpee

Il burpee è l'esercizio a corpo libero definitivo. C'è una ragione se squadre di calcio, i praticanti di CrossFit e le forze militari di elite usano i burpees nei loro allenamenti. Un solo semplice movimento metterà alla prova la vostra foza e le vostre capacità aerobiche.

Variazioni di burpee

Burpee base. Per eseguire un burpee base basta seguire le seguenti istruzioni:

- Iniziate in posizione di squat, con le mani sul pavimento davanti a voi.
- Spingete i piedi all'indietro, nella posizione da flessioni.
- Tornate immediatamente coi piedi alla posizione di squat.
- Saltate più in alto possibile dalla posizione di squat.

Burpee con flessioni. Eseguite un normale burpee ma dopo aver spinto i piedi all'indietro nella posizione delle flessioni, continuate facendo una flessione.

Burpee con flessione Hindu. Come sopra, ma eseguendo una flessione Hindu.


Divertitevi con le combinazioni: possibili allenamenti del prigioniero.

Come avete visto, è possibile modificare gli esercizi e creare nuovi allenamenti a corpo libero. Combinare e integrare gli allenamenti a vostro piacimento con una serie di ripetizioni a seconda delle vostre esigenze.

Il mazzo del dolore

È uno degli allenamenti preferiti dai carcerati dato che spesso hanno a disposizione un mazzo di carte. Quello che vi serve è infatti un mazzo di carte da poker da 52 carte. Assegnate una tipologia di esercizi (o una loro variante) ad ogni seme. In questo modo potrete avere qualcosa del tipo:

- cuori: flessioni
- fiori: trazioni
- quadri: squat
- picche: hanging leg raise

Iniziate girando una carta dall'inizio del mazzo. Il seme vi dirà quale esercizio dovrete svolgere; il numero vi dirà le ripetizioni. Le figure valgono 10, gli assi 11. dunque se ad esempio pescate un 5 di fiori dovrete eseguire 5 trazioni; se beccate un re di picche vi toccherà fare 10 hanging leg raises. Andate avanti fino a quando avrete finito il mazzo. Se ne siete capaci.

Il metodo Juarez Valley

Stando al libro Jailhouse Strong, i prigionieri rinchiusi nella Juarez Valley Prison, uno die carceri più pericolosi al mondo, usano il seguente schema di ripetizioni per il loro allenamenti a corpo libero.

Scegliete un esercizio. Farete solo quello durante il circuito. Poniamo ad esempio di scegliere le flessioni.
Il circuito consiste di 20 set. Lo schema delle ripetizioni è più o meno questo:

  • Set 1: 20 Rip
  • Set 2: 1 Rip
  • Set 3: 19 Rip
  • Set 4: 2 Rip
  • Set 5: 18 Rip
  • Set 6: 3 Rip
  • Set 7: 17 Rip
  • Set 8: 4 Rip
  • Set 9: 16 Rip
  • Set 10: 5 Rip
  • Set 11: 15 Rip
  • Set 12: 6 Rip
  • Set 13: 14 Rip
  • Set 14: 7 Rip
  • Set 15: 13 Rip
  • Set 16: 8 Rip
  • Set 17: 12 Rip
  • Set 18: 9 Rip
  • Set 19: 11 Rip
  • Set 20: 10 Rip
Come potete notare l'andamento delle ripetizioni è chiaro. Si alterna una sequenza discendente ad una ascendente. Primo set da 20 ripetizione, secondo da 1, terza da 19, quarta da 2... e così via. Alla fine dell'allenamento avrete completato 210 ripetizione.
Tra un set e l'altro fate 5-10 passi per riposarvi, poi tornate al lavoro. L'obiettivo è finire il circuito nel più breve tempo possibile.